"LIBRE ELLE EST NÉE ET LIBRE ELLE MOURRA!"

La piazza prende vita: ci sono militari, donne e bambini; una ragazza viene a cercare un soldato e le sigaraie a fine turno escono a far bella mostra di sé. C’è miseria ma in fondo c’è armonia e ognuno ha un ruolo definito; ogni cosa procede come deve procedere e tutti sanno chi sono.

A un tratto però arriva LEI: arriva Carmen!

 È l’arrivo di un cataclisma, di un’energia incontrollabile che destabilizza tutto e tutti. In uno degli ingressi più perfetti della storia del teatro svanisce d’improvviso l’eleganza francese delle prime scene e si materializza di fronte ai nostri occhi qualcosa di inedito. Incorniciata dalle due maggiori dissonanze del nostro sistema musicale – una nona prima delle parole del coro “Mais nous ne voyons pas la Carmencita!” e una quarta eccedente (che gli antichi chiamavano diabolus in musica) sulle parole di Carmen “c’est certain!” – si fa strada la protagonista. Prima tutti cantavano in battere ora lei canta in levare: il ritmo, prima un cullante 6/8, adesso si frange in sincopi continue e anche l’ostinato ritmo di Habanera appare sospeso tra seduzione e minaccia.

Carmen non è come gli altri vorrebbero che fosse, Carmen non fa e non farà quello che gli altri si aspettano che faccia; Carmen anzi è un prisma drammatico passando attraverso il quale tutti gli altri vedranno stravolto il proprio destino.

La parola più pronunciata in assoluto nel corso dell’opera è proprio “Carmen”: il nome della protagonista è sulla bocca di tutti e tutti ricevono un po’ alla volta una nuova identità in virtù del rapporto che instaureranno con lei.

Carmen non è né buona né cattiva; al contrario di Don José non ha una famiglia, non ha passato e nessuno la attende lontano da qualche parte. Non sappiamo niente di lei se non quello che ci dice ella stessa: Carmen ama la libertà più di ogni cosa.

Carmen è la Libertà e Bizet la celebra in tutti i suoi aspetti, anche i più ambigui e problematici: l’uccello inafferrabile dell’Amore è la metafora d’apertura, la seduzione della Seguidilla, che costringe l’ingenuo a delinquere, è la libertà di sé che prevarica l’altro; il Finale secondo è l’apoteosi collettiva di un ideale e, dalla drammatica Aria della carte nel terzo atto fino alla scena finale, Carmen si mostra libera anche di fronte alla morte: libera di guardarla negli occhi, libera nell’affrontarla senza esitazioni.

Bizet porta l’Opéra Comique nel teatro universale: il teatro di genere si trasfigura, la commedia e la tragedia si fondono con avvincente antiretorica e delineano un nuovo tipo di donna. Una donna contemporanea: indomita nel suo anelito alla vita, complessa nei sentimenti, insofferente a pressioni e pregiudizi. Una donna libera oltre ogni limite possibile.