IL LYRISCHES ANDANTE DI MAX REGER E VERKLÄRTE NACHT DI ARNOLD SCHÖNBERG

Max Reger – Lyrisches Andante – Liebestraum - per orchestra d’archi

Esistono alcuni compositori nella storia della musica che probabilmente sono troppo bravi per avere successo: personalità la cui esagerata maestria finisce per disorientare la capacità di comprensione del pubblico.

Max Reger non suonava l’organo, ERA l’organo; non componeva fughe, piuttosto ‘ci viveva dentro’, come ebbe a dire egli stesso. Il contrappunto bachiano, il  cromatismo wagneriano, le moderne tecniche strumentali di scuola lisztiana, l’arte brahmsiana della modulazione e della variazione: egli tutto possedeva. Erano tutte frecce della sua faretra di cui disponeva a piacimento, con la naturalezza con cui si dispone della propria lingua madre.
Il breve Lyrisches Andante per archi del 1898 precede la produzione sinfonica vera e propria degli anni successivi. È un primo tentativo di uscire dalla scrittura organistica degli anni di formazione: è forse il primo momento d’abbandono schiettamente melodico nella parabola di un giovane polifonista d’accademia.
L’ellittica dolcezza con cui il pezzo si apre, il nobile ‘solo’ di violoncello e l’inattesa incertezza armonica che precede il finale, fanno di questo Andante un piccolo gioiello. La confessione trepidante di un uomo che si affaccia all’età matura.
 

Arnold Schönberg - Verklärte Nacht op. 4
Nell’estate del 1899, solo un anno dopo, un giovane musicista austriaco di ventiquattro anni compie un passo decisivo. Lontano dall’eccellenza accademica di Reger, non è che un mediocre violoncellista da tempo impegnato in uno studio autonomo dell’armonia e del contrappunto. È un autodidatta. Dopo alcune piccole pagine – un Notturno per archi e arpa, una deliziosa ma modesta serie di Walzer per orchestra d’archi e alcuni Lieder – sente giunto il momento di provare qualcosa di più ambizioso. Alexander von Zemlinsky, suo mentore, lo incoraggia. Si è da poco innamorato della donna che diventerà sua moglie; forse è il momento giusto per osare qualcosa di importante.
Nell’arco di un paio di settimane vede la luce il sestetto Verklärte Nacht op. 4: un poema sinfonico da camera di inedita complessità armonica e di straordinaria difficoltà strumentale. Il giovane austriaco Arnold Schönberg sa che è l’inizio di un viaggio artistico e umano che lo porterà lontano; la prima di molte svolte.
Schönberg tornerà su questo suo primo capolavoro più volte, forse per confrontarvisi prima di ogni ulteriore passo avanti, o forse come tributo d’affetto al ricordo di quell’estate felice: nel 1917 ne realizza una versione per orchestra d’archi e verso la fine della sua parabola, nel 1943, è il momento per una revisione definitiva.
In un periodo che vedeva contrapporsi brahmsiani a wagneriani, il giovane Schönberg propone una pagina che non si accoda ad alcuna corrente, pur attingendo da entrambe.

“(…) la costruzione tematica è basata, da un lato, sulla formula wagneriana di ‘modello e sequenza’ sopra un’armonia mutevole e, dall’altro, sulla tecnica brahmsiana della variazione in sviluppo.”[i]

Un sestetto, organico brahmsiano, sorretto tuttavia da armonie wagneriane e ispirato a un programma poetico; una forma ‘letteraria’ la cui logica compositiva è d’altra parte esclusivamente musicale. Troppo ‘cameristico’ per i wagneriani, troppo ‘narrativo’ per i brahmsiani: Verklärte Nacht alla fine scontenterà tutti, lasciando Schönberg isolato.
I cinque tempi della composizione di Schönberg seguono fedelmente le cinque strofe dell’omonima poesia di Richard Dehmel,[ii] tratta dalla raccolta Weib und Welt del 1896:

1 (Grave)
Due creature vanno per uno spoglio, freddo bosco;
le segue la luna, in lei fissano lo sguardo.
Va la luna sopra alte querce,
non una nube offusca la luce del cielo,
in cui si stagliano le nere vette.
Parla la voce di una Donna:
 
2 (Animato  e  Poco Allegro)
Io porto un figlio, e non è il tuo,
cammino peccatrice accanto a te.
A me stessa ho fatto grave torto.
Non più credevo a una felicità
ma grave sentivo in me il desiderio
di uno scopo di vita, di felicità e doveri
di madre; allora sfrontata mi feci,
e trepido lasciai che il mio sesso
un uomo estraneo in amplesso avvolgesse
e per questo mi sentii benedetta.
Ora la vita si è vendicata.
Ora te, te ho incontrato.
 
3 (Grave)
Ella va con passo incerto.
Guarda in alto; la luna la segue.
Il suo sguardo oscuro annega nella luce.
Parla la voce di un Uomo:
 
4 (Adagio e Più mosso, Moderato)
Il figlio, che tu hai concepito,
non sia di peso alla tua anima,
guarda com’è luminoso l’universo!
Intorno è tutto splendore,
Con me ti spingi su un freddo mare,
ma un singolare calore sfavilla
da te in me, da me in te;
esso trasfigurerà il bambino estraneo,
per me, da me lo genererai;
tu hai portato in me lo splendore,
me stesso hai reso bambino.
 
5 (Adagio)
La cinge intorno ai forti fianchi,
il loro respiro nell’aria si unisce in un bacio.
Due creature vanno nell’alta, chiara notte.
 

È addirittura possibile ricondurre ogni tema, ogni singolo episodio musicale di Schönberg a un verso o a un preciso sentimento evocato nella lirica di Dehmel. D’altro canto non è percorrendo questa strada che si comprenderà la scrittura schönbergiana: l’ampiezza delle volute melodiche e la tortuosa ricchezza del tracciato armonico, rendono Verklärte Nacht una pagina sofisticata sul piano tecnico eppure immediata su quello emotivo. Schönberg segue il proprio programma poetico eppure non ne rimane schiavo, riuscendo in una compenetrazione tra testo e musica che supera la definizione stessa di ‘musica a programma’.[iii]
Schönberg scrive così di Verklärte Nacht ancora nel 1949, poco prima di morire:
"Si limita descrivere la Natura e a esprimere sentimenti umani. Sembrerebbe che grazie a ciò la mia composizione, abbia acquistato delle qualità che possono bastare all’ascolto anche senza sapere cosa essa illustri, in altre parole offre la possibilità di essere apprezzata come ‘musica pura’…”[iv]
Il compositore riesce insomma a ripercorrere la curva emozionale, la dinamica conflittuale essenziale della poesia di Dehmel senza scivolare nel descrittivismo o nell’aneddotica. Le forme tradizionali, ormai cristallizzate, vengono superate in quanto incapaci di veicolare un sentimento complesso e contraddittorio: la forma di Verklärte Nacht nasce così direttamente dalla ‘necessità espressiva’ del proprio contenuto poetico ed è dunque ‘una forma nuova, sua propria…’.[v]
Schönberg propose l’op. 4 a Vienna per ottenere una cattedra di composizione: venne respinto e la partitura fu giudicata inutilmente complessa. Gli rimproverarono l’uso di accordi di nona in IV° rivolto, accademicamente non previsti nei trattati di armonia:  accusa che con il senno di poi – con la consapevolezza di ciò che di lì a poco sarebbe successo nelle avanguardie europee – appare più che ridicola, semplicemente candida.
La prima esecuzione fu nel 1903 ad opera del Quartetto Rosé, integrato da due strumentisti dei Wiener Philharmoniker, e provocò il primo scandalo nella carriera di Schönberg; l’esecuzione diede luogo a “tumulti e pugilati” e a violente stroncature.
Nel giro di un decennio la veemenza emotiva e il cromatismo estremo di Verklärte Nacht sarebbero stati pienamente accettati come patrimonio condiviso della musica europea; Schönberg, però, non era più lì ad aspettare. Aveva già voltato pagina, spingendosi oltre nella sua ricerca: lasciato il romanticismo estenuato degli inizi, era ormai nel pieno di quella fase espressionista-atonale che lo avrebbe poi condotto al culmine della dodecafonia.
Verklärte Nacht è dunque il primo passo di una vita spesa nel segno dell’Avanguardia, intesa come valore morale oltre che artistico: sempre alla testa del proprio tempo, senza mai attendere il plauso dei contemporanei prima di procedere oltre.

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Max Reger e Arnold Schönberg: non riesco a trovare una coppia di coetanei più diversi tra loro nell’intera storia della musica. Avevano un solo anno di differenza e questi due lavori sono stati scritti a un solo anno di distanza l’uno dall’altro. Sono due Notturni per orchestra d’archi, entrambi romantici, entrambi giovanili; l’uno per timidezza l’altro per audacia.
Schönberg era un ebreo viennese, visse a lungo e morì esule in America; Reger era bavarese e morì poco più che quarantenne in un albergo di Lipsia. Schönberg è divenuto con il tempo l’emblema dell’Avanguardia, Reger dell’Accademia: il primo, in altre parole, fece molte cose, l’altro fece sempre la stessa cosa ma sempre meglio, sempre più a fondo e in modo sempre più complesso. In termini epistemologici si direbbe che Schönberg poneva al centro il ‘contesto della scoperta’, Reger il ‘contesto della giustificazione’.
Schönberg espresse più volte la propria ammirazione per Reger; nei concerti della Verein für musikalische Privatauffürungen, fondata da Schönberg nel 1918 e attiva fino al 1921, furono eseguiti ben 24 lavori di Reger. Fu in assoluto il compositore contemporaneo più eseguito: il doppio rispetto allo stesso Schönberg di cui furono programmate solo 12 composizioni. Esistono inoltre diverse note personali di Schönberg in cui Reger è definito come uno dei grandi Maestri contemporanei: Schönberg riconosceva in lui un tentativo di innovazione del linguaggio musicale simile al proprio. Reger, dal canto suo, fu un sincero ammiratore di Verklärte Nacht e di altri lavori giovanili; la sua ammirazione era comunque destinata a fermarsi sulla soglia dell’atonalità: alle sue orecchie i Tre Pezzi per pianoforte op.11 non erano più musica in senso stretto.[vi]
L’elemento che avvicina questi due compositori è sicuramente l’armonia: entrambi provengono dal cromatismo di Wagner, entrambi erano devoti ammiratori di Brahms e della sua arte della modulazione, entrambi credevano che Bach fosse il compositore cardine da cui partire per un rinnovamento del linguaggio musicale contemporaneo. La ‘Tonalità Allargata’ di Schönberg è una categoria con cui si possono spiegare bene le concatenazioni armoniche di Reger.[vii]
L’elemento invece che li divide irrimediabilmente è l’atteggiamento verso la  Dissonanza. Ma ancora più di questo forse è la differente visione sul destino della musica e la differente percezione del proprio ruolo sociale di compositore: per quante similitudini si possano trovare nello svolgimento del loro lavoro, le finalità dei rispettivi progetti artistici rimangono irriducibili.
L’accostamento di Schönberg e Reger ci aiuta a capire come mezzi simili possano essere impiegati per finalità artistiche addirittura opposte. Ci aiuta a capire come le grandi parabole artistiche si definiscano a partire dalla prospettiva che le ispira e mai dalla somma delle tecniche o dei particolari che le compongono. In ambito artistico l’inversione degli addendi può mutare il risultato finale; addirittura la medesima operazione può dare esiti differenti, se messa in moto da una diversa sensibilità e ispirata a un diverso ideale.
La semplificazione operata dallo schematismo storico che, trascurando le loro profonde affinità armoniche e la loro reciproca stima, ha finito per presentarli come antagonisti – l’uno campione dell’Accademia e l’altro dell’Avanguardia – per una volta, coglie nel segno e riesce a illuminare ciò che di essenziale vi è in questo rapporto.
La diversità dei rispettivi destini artistici pare già contenuta in nuce in queste due opere prime. Per quanto usino una sintassi armonica affine e appartengano alla stessa  atmosfera emotiva, esse rappresentano due opposte modalità di prendere la parola. Tralasciando l’evidente divario formale e l’imparagonabile pregnanza complessiva, ciò che colpisce è il differente atteggiamento con cui i due musicisti si dispongono alla scrittura.
Sono come due corridori pronti a scattare da una comune linea di partenza: guardando bene, però, si nota già l’angolo diverso della loro direzione. Sono vicini ma saranno sempre più lontani.
Il talento che ama la tradizione e che viene dall’Accademia ha molto dentro di sé e dunque ha molto da perdere; inizia con cautela. L’outsider procede invece con violenza e senza remore: le regole che lo escludono vanno sovvertite a tutti i costi. Per l’outsider, misura ed eleganza non sono valori primari; egli cerca la pregnanza, l’inedito e l’intensità. Il Demone dell’Accademia è la “Perfezione” che si esplica nel progetto, quello dell’Avanguardia è il “Nuovo” che deve materializzarsi qui e ora.
Reger sa molto di più di quello che mette in questo suo primo pezzo; allude a una grandezza che intravediamo appena e che ci lascia ammirati. Lo Schönberg ventiquattrenne è invece tutto in Verklärte Nacht; tutto è presentato con un’urgenza drammatica: è una questione di vita o di morte! Nel Lyrisches Andante, a partire dalle dimensioni contenute, il compositore ritaglia e cesella un segmento della sua dottrina con equilibrio; Verklärte Nacht è invece un catalogo di tutto ciò che Schönberg sa fare in quel momento.
La grandezza di Verklärte Nacht  è figlia dell’insicurezza tipica degli autodidatti; vi è un che di abnorme nell’ambizione che lo genera. La sperimentazione richiede quel particolare tipo di libertà di cui può disporre chi non ha avuto l’occasione sociale di innamorarsi delle regole condivise dalla maggioranza.
In personalità come quella di Schönberg appropriarsi della tradizione significa pervenire al grado di consapevolezza sufficiente per superarla; un conservatore direbbe ‘tradirla’. Egli era sincero quando con enfasi si dichiarava prosecutore della grande tradizione austro-tedesca mentre, agli occhi dei più, pareva che la stesse smantellando. Non stupisce che Schönberg abbia impiegato i successivi anni della maturità a creare un nuovo sistema di regole, a perfezionarle, a creare attorno a esse una nuova comunità di talenti e di fruitori, a lottare perché venissero comprese, accettate e condivise.

 

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[i] Arnold Schönberg – La mia evoluzione, in Analisi e pratica musicale – Scritti 1909-1950, a cura di Ivan Vojtěch, trad. di Giacomo Manzoni; Einaudi, Torino 1974.

[ii] Sulla relazione tra Schönberg e Dehmel si veda Walter Frisch – Arnold Schönberg e l’arte poetica di Richard Dehmel, in Schönberg, a cura di Gianmario Borio, Il Mulino, Bologna 1999.

[iii] Cfr. Carl Dahlhaus – Schönberg und die Programmusik, in Schönberg  und  andere. Gesammelte Aufsätze zur Neuen Musik, Schott, Mainz 1978.

[iv] Cfr. Arnold Schönberg – Note di programma per Verklärte Nacht, in id., Analisi e pratica musicale.

[v] Cfr. Arnold Schönberg – L’opera e l’essenza di Franz Liszt, in id., Analisi e pratica musicale.

[vi] Cfr. Adalbert Lindner - Max Reger. Ein Bild seines Jugendlebens und kűnslerischen WerdensEngelhorn, Stuttgart, 1922

[vii] Cfr. Julia Kreinin - Arnold Schönberg e Max Reger: some parallels in Israel Studies in Musicology Online – Vol. 2, 2002